Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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10 luglio 2017
Saluto del (n)PCI in occasione della presentazione di
Il proletariato non si è pentito


Cari compagni,

ringrazio i compagni della sezione di Torino del Partito dei CARC che danno al nuovo PCI la possibilità di parlarvi. Un atto tanto più significativo perché in questi ultimi mesi, a causa dell’aggravarsi della crisi del sistema politico borghese, gli esponenti della sinistra borghese sono più agitati e hanno accentuato le pressioni per indurre il P.CARC a rompere i legami con il nuovo PCI. Quanto più avanziamo nella rivoluzione socialista, tanto più la lotta di classe diventa acuta e individui e gruppi che occupano posizioni intermedie tra le due classi fondamentali si trovano in difficoltà. Proprio all’assemblea del 26 marzo scorso a Roma, Mauro Casadio, uno dei capi del gruppo promotore del nuovo “movimento sociale e politico Eurostop”, non sapendo cosa replicare al buon argomento del P.CARC che per rompere con l’UE, l’Euro e la NATO bisogna insediare in Italia un governo che abbia la forza e la volontà di rompere, è sbottato e ha intimato apertamente al P.CARC che avrebbe potuto partecipare al nuovo movimento “solo se prima si dissociava dalla clandestinità”, cioè dal nuovo PCI. Evidentemente Mauro Casadio e simili sono abituati al politicantismo; non capiscono che il legame tra P.CARC e (n)PCI non è basato su un accordo di collaborazione e d’affari che una delle due parti può rompere: è basato sull’analisi del corso delle cose e sulla linea per cambiarlo, questioni eminentemente pratiche e in ogni questione pratica la verità è una sola. E chi si dissocia dalla verità, si condanna all’impotenza. Quelli che riconoscono la verità, possono invece essere divisi quanto a punti di partenza e a compiti e lavorare in autonomia, ma puntano allo stesso obiettivo e lavorano alla stessa impresa. Chiunque vuole senza riserve e onestamente mettersi alla testa della lotta per cambiare il catastrofico corso delle cose imposto dalla borghesia e dal suo clero, deve basarsi su una linea giusta, quindi su un’analisi giusta ed è su questa che oggi i due partiti si basano pur operando in completa autonomia. Per ambedue è chiaro che la questione principale e immediata non è inventare e predicare quello che la borghesia dovrebbe fare, ma mobilitare le masse popolari, in primo luogo gli operai, a organizzarsi e a rendere ingovernabile il paese ai vertici della Repubblica Pontificia fino a far loro ingoiare il Governo di Blocco Popolare.

Il proletariato non si è pentito fu pubblicato nel luglio 1984 e appartiene agli inizi del lavoro di analisi del corso delle cose in Italia e nel mondo e di bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria sollevata cento anni fa nel mondo dalla Rivoluzione d’Ottobre, cioè agli inizi del lavoro che è stato la premessa della costituzione del nuovo PCI nel 2004 e del P.CARC nel 2005. Nel periodo in cui curò quel libro, la compagna Adriana Chiaia svolgeva un ruolo importante nel gruppo di compagni che aveva iniziato quel lavoro e con loro nel 1985 dette vita alla rivista Rapporti Sociali: per questo nel 1985 le autorità della Repubblica Pontificia la imprigionarono nel carcere speciale di Voghera. In particolare nella terza parte di Il proletariato non si è pentito, la compagna mostra che il tentativo delle Brigate Rosse di ricostituire il partito comunista tramite la propaganda armata la borghesia era riuscita a soffocarlo non principalmente con la persecuzione feroce e la tortura, ma principalmente facendo leva sulla debolezza dell’ancoraggio delle BR, e peggio ancora per le altre Organizzazioni Comuniste Combattenti, alla concezione comunista del mondo, al marxismo-leninismo-maoismo.

In effetti la realtà che ci circonda è caotica per chi non ha ricostruito nella sua mente il sistema di relazioni che legano tra loro i suoi attori, le classi e i gruppi del sistema sociale capitalista e il sistema di leggi secondo le quali ognuno di essi opera e si trasforma. La concezione comunista del mondo è questa ricostruzione. Se la si assimila, cambiare il corso delle cose non diventa di colpo facile, ma diventa chiaro cosa deve fare chi vuole cambiarlo perché diventa chiaro come il mondo può cambiare: la concezione comunista del mondo è la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia. Chi vuole cambiare il corso delle cose, ma interpreta il mondo con gli strumenti culturali della borghesia o del senso comune, e questo fanno gli esponenti della sinistra borghese, si perde in mille dettagli contraddittori e sforzi velleitari. In definitiva nella pratica o si dà ai suoi affari personali e fa politica nel tempo libero o si demoralizza e perde fiducia in se stesso e nelle masse popolari, vede principalmente o solo i loro aspetti negativi e conclude che “il nuovo mondo non può nascere”.

Il libro curato dalla compagna Adriana Chiaia espone principalmente la storia di una sconfitta, ma termina in un grido di verità e di fiducia: il proletariato non si è pentito, non può pentirsi e quindi la causa del comunismo ha solide basi su cui avanzare fino a vincere. Sta ai comunisti farla avanzare.

Auguro a ognuno di voi di trovare la strada per occupare un posto nella lotta in corso. Il (n)PCI è la scuola per chi si dedica ad essa senza riserve.

Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato centrale del (n)PCI.